Il Secolo Decisivo è un saggio sociologico che parte da una premessa narrativa. Anziché avanzare proposte di riforma istituzionale ed analizzarne le probabili conseguenze sociali, culturali ed economiche, il libro ne tratta come se queste fossero già realtà. A tal fine, il libro adotta il punto di vista di un autore fittizio: un cittadino europeo della fine del XXI secolo.
Affondando le proprie radici argomentative nella ricerca accademica contemporanea, il libro unisce teorie e approcci diversi per ricomporre un quadro coerente di una società futura sostenibile, equa e prospera, offrendo al contempo un itinerario pratico e tangibile per realizzarla.
Nella sua prima parte, dedicata ai decenni a cavallo fra XX e XXI secolo, si dimostra come il modello tardocapitalista, fondato su una crescita senza limiti dell’economia materiale, sia insostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quelli economico e sociale. Sono inoltre identificati i principali ostacoli istituzionali, politici e culturali al cambiamento.
La seconda parte del libro si occupa delle grandi riforme che potrebbero portare al superamento di quegli ostacoli. Si illustra come e perché la soppressione degli odierni dispositivi di welfare selettivo e l’introduzione di un reddito di base su vasta scala possono potenzialmente condurre a un incremento del benessere aggregato, a una maggiore efficienza dei mercati e a una riduzione della spesa pubblica. Si tratteggia inoltre il passaggio dall’attuale modello educativo gerarchico ed etero-diretto a uno orizzontale e auto-diretto, che pone al centro l’autonomia di pensiero degli studenti. Infine, si ripercorre la trasformazione delle contemporanee democrazie rappresentative ‘da palcoscenico’ in democrazie dell’informazione, e la parallela transizione da una politica dei sentimenti a una politica degli argomenti.
Nella parte finale del libro sono descritte le potenziali conseguenze economiche e sociali delle suddette riforme. Particolare attenzione è dedicata alla transizione dalle attuali economie della crescita verso economie di tipo stazionario, al passaggio da una cultura dei consumi a una cultura dell’uso e alla transizione da un modello economico lavorista a uno deliberativo.